sabato 29 maggio 2010

Inserimento verso l'integrazione


Il processo di accoglienza della persona anziana all'interno dei servizi residenziali consiste nell'imparare a comprendere le proprie emozioni, ad utilizzare tecniche comunicative, ad ascoltare ed a sviluppare una comprensione empatica dei vissuti emotivi dell'altro.
Per un anziano l'inserimento può essere vissuto come un momento di crisi, di cambiamento di vita, di perdita del ruolo sociale, di distacco dalla famiglia e dal proprio ambiente, di declino delle capacità funzionali: tutto questo pone la persona in un uno stato d'ansia e comporta una perdita dell'autostima.L'anziano vede le altre persone come una minaccia ed ha paura a comunicare con loro, pertanto le capacità degli operatori non devono limitarsi ad aspetti tecnici ma devono essere caratterizzate da abilità psico-sociali e relazionali.

Saper informare nel migliore dei modi l'anziano durante l'accoglienza richiede capacità e conoscenze specifiche per poter trasmettere informazioni adeguate alla tipologia di utente ed instaurare un rapporto corretto e consapevole. Le informazioni devono essere chiare e si deve sempre verificare se la persona è riuscita a comprenderle. La comunicazione deve essere implementata dal linguaggio non verbale come ad esempio un sorriso che possa ispirare serenità e fiducia. Bisogna parlare con calma e prestare attenzione al tono della voce che può essere modificato per enfatizzare le informazioni importanti. E' necessario saper ascoltare per poter aspettare a prendere iniziative fino a quando l'anziano non ha finito di parlare.

Nel rapporto tra l'anziano e gli operatori il momento dell'accoglienza è fondamentale per favorire un'intesa fondata sulla fiducia e la comprensione. L'educatore deve essere empatico perchè è dalla consapevolezza dei sentimenti altrui che riesce ad assistere ed a prendersi cura della persona. Le caratteristiche che deve avere una relazione di aiuto sono:
- valorizzazione della comunicazione e dell'ascolto
- interesse per tutta la durata della relazione
- presa in carico dell'anziano, delle sue esigenze
- conoscenze e competenze adeguate
- rispetto per la persona
- responsabilità ed attenzione nei confronti della persona da assistere.

Attraverso la relazione interpersonale si può dare sostegno emotivo all'anziano dandogli la possibilità di confidarsi senza sentirsi rifiutato. La relazione di aiuto può: provocare un cambiamento di atteggiamento, offrire nuove conoscenze per affrontare nuove difficoltà, aumentare l'ottimismo, aumentare la motivazione e la capacità di affrontare i problemi.
LA RELAZIONE DI AIUTO E' TERAPEUTICA QUANDO E' IN GRADO DI GENERARE UN CAMBIAMENTO POSITIVO.

martedì 25 maggio 2010

Centro Diurno: che cos'è e che cosa si fa


Il Centro Diurno è un luogo di accoglienza che permette di ascoltare e tutelare gli anziani in condizioni di fragilità. E' un servizio importante che garantisce assistenza qualificata per il mantenimento a domicilio dell'anziano. Il Centro Diurno risponde all'incremento delle demenze per riuscire a dare sostegno alle famiglie.
E' definito un presidio socioassistenziale semiresidenziale per persone anziane autosufficienti e non, che hanno il bisogno di una supervisione e di aiuto quotidiano. Questo servizio cerca di promuovere la domiciliarità per consentire il più possibile la permanenza a casa dell'anziano, e inoltre si integra con altri servizi per garantire assistenza qualificata. E' decisamente un aiuto importante che viene offerto alle famiglie per poter alleviare l'impegno che richiede la gestione di un anziano in casa.

Le attività che gli anziani possono svolgere all'interno del Centro Diurno hanno l'obiettivo di mantenere e compensare le capacità residue dell'autonomia funzionale e dalla cognitiva personale. Promuovono inoltre le relazioni interpersonali e la socializzazione per evitare il fenomeno dell'isolamento e per migliorare l'autostima. E' dimostrato infatti che potersi esprimere contrasta il decadimento psicofisico della persona.
Gli inserimenti nei Centri Diurni sono a carattere temporaneo.
I servizi che vi vengono offerti sono finalizzati alla valorizzazione dell'identità dell'anziano nel suo ambiente familiare promuovendo così le sue capacità di autodeterminazione.
Il Centro definisce con l'équipe il percorso di sostegno dedicato alla singola persona per poter prolungare il mantenimento dell'anziano a casa propria e per aiutarlo ad avere un legame con il contesto territoriale e sociale il quale è molto importante per il benessere e l'identità personale.

venerdì 14 maggio 2010

Una tecnica educativa può valere più di un farmaco?


Negli ultimi anni sono stati fatti molti sviluppi nei confronti di anziani affetti da demenza, nello specifico si è compreso che l'uso dei farmaci deve essere limitato sia per i limiti che gli stessi farmaci hanno, sia perchè gli operatori ritengono che il primo trattamento deve essere comunque quello non farmacologico.
Questo significa che la persona deve essere il più possibile stimolata.
Non esiste un modello di cura per l'anziano affetto da demenza, ma si ritiene esistano delle possibilità che possono essere recepite da più modelli sintonizzate con la situazione ambientale, relazionale e sanitaria che bisogna affrontare.

I Centri Alzheimer in Svezia hanno un approccio nei confronti della cura della demenza che cerca di bilanciare l'ambiente di vita dei loro pazienti. Nello specifico cercano di ricreare ambienti dove possano essere bilanciati i diversi stimoli sensoriali, ma allo stesso tempo si ricostruisce un ambiente familiare per far sentire la persona a proprio agio.

Una terapia innovativa introdotta nei Nuclei Alzheimer è la TERAPIA DELLA BAMBOLA.
Alle anziane affette da demenza viene data una bambola da accudire, questo perchè è importante considerare il ruolo che la bambola occuperà all'interno di una relazione affettiva con la paziente. Le prospettive riguardo la relazione possono essere 3:
1) la paziente riconosce la bambola come un oggetto inanimato e quindi lo manipola per poi dimenticarselo;
2) la paziente accudisce la bambola accudendola come un bambino;
3) la paziente può alternare momenti di forte accudimento nei confronti della bambola e momenti di disattenzione.
E' necessario prendere in considerazione che la capacità di porsi in relazione con l'oggetto è data dall'integrazione delle componenti istintuali della persona.
La bambola quindi è uno strumento che stimola l'attivazione di memorie favorendo l'accudimento di tipo materno, ossia l'utilizzo terapeutico della bambola evoca le dinamiche proprie relazionali dell'infanzia e della maternità e stimola le emozioni arcaiche soprattutto nelle persone affette da demenza avanzata.
E' stato dimostrato che la cura della bambola ha favorito la diminuzione dei disturbi comportamentali.
Le bambole sono appositamente studiate per favorire il contatto relazionale, infatti il peso della bambola, la posizione allargata delle gambe, il materiale impiegato e lo sguardo laterale favoriscono l'approccio e la cura del bambino.

In conclusione possiamo dire che le terapie non farmacologiche come ad esempio quella della bambola possono incidere su alcuni disturbi come la demenza. Con questa attività i soggetti sono apparsi più tranquilli e rilassati tanto da poter ridurre la terapia farmacologica. E'stato verificato un miglioramento della qualità della vita con una maggiore partecipazione alle altre attività educativo/riabilitative.
Tutto questo serve a dimostrare che terapie come questa puntano molto sull'aspetto relazionale inteso come rapporto empatico e sul miglioramento dell'ambiente ritenendosi così utili nella fase più disturbante della demenza.
Inoltre è importante sottolineare che questa terapia ha notevolmente ridotto il burn out negli operatori addetti alla cura degli anziani.

martedì 11 maggio 2010

Chi è l'educatore per gli anziani?


Spesso ci si chiede che cosa un educatore possa fare con delle persone anziane e si cade nell'errore di pensare che si occupi soltanto di organizzare feste e "lavoretti" per occupare il loro tempo. L'educatore invece si rivela una figura di riferimento per la famiglia che decide di ricoverare un anziano perchè esso si occupa di accogliere i desideri ed i bisogni che la persona ha, ma soprattutto organizza la vita quotidiana dell'individuo tenendo sempre presente la sua libertà.
Questa figura professionale simpegna a scoprire le potenzialità e le capacità residue di ogni anziano (fisiche, cognitive, emotive, affettive) in modo da poterle stimolare e garantirne il mantenimento. E' necessario rendere l'anziano consapevole delle proprie potenzialità in modo che possa avere fiducia in sè stesso.

L'educatore si occupa anche delle relazioni che si vengono ad istaurare nell'ambiente di vita dell'anziano (relazioni tra operatori, familiari e tra gli utenti). Spesso infatti si è chiamati a gestire delle difficoltà di comunicazione che l'ospite ha con i propri familiari o con gli altri anziani. L'educatore in questo campo è tenuto a suggerire una via da percorrere insieme agli interlocutori per aiutarli ad ascoltarsi. Pertanto è necessario essere flessibili per modificarsi a seconda di quelli che sono i bisogni emergenti della struttura in cui ci si trova e dell'utente. Può sembrare che l'educatore lavori senza obiettivi, invece anche soltanto seguendo la quotidianità ne raggiunge molti come il miglioramento dell'umore ed un generico benessere psicofisico.

Questa figura professionale si ritrova a fare i conti con sentimenti quali il dolore fisico e mentale, la solitudine, il senso di colpa, la morte, la frustrazione. Non si può sfuggire a queste situazioni perchè bisogna viverli per farli comprendere all'altro.

Dobbiamo tenere sempre presente che l'educatore non deve sostituirsi all'altro ma il suo compito è quello di guidare il soggetto nel cammino della propria vita